“Siamo solo uomini”: in scena dal 9 al 12 febbraio al teatro Manini di Narni “L’uomo più crudele del mondo” con Francesco Montanari e Lino Guanciale

Da stasera, mercoledì 9 febbraio e fino a sabato 12 febbraio, andrà in scena al Teatro Manini di Narni, lo spettacolo di Andrea Sacco “L’uomo più crudele del mondo”, primo brano de La Ballata degli Uomini Bestia: una trilogia dedicata alla caduta dei titani che si pone un quesito preciso da tre punti di vista (politico,imperialista e umano): quanto male sapremmo infliggere, cosa saremmo capaci di fare se avessimo delle giustificazioni?

Sotto la direzione artistica dello stesso autore e dell’attore Francesco Montanari (Il Cacciatore, Ero in guerra ma non lo sapevo), il teatro di Narni cerca di regalare agli appassionati del palcoscenico, un po’ di quella normalità a cui hanno dovuto rinunciare da troppo tempo.


Una stanza spoglia, in un capannone abbandonato. I rumori della fabbrica fuori e il silenzio totale all’interno. Paul Veres (Lino Guanciale, nel ruolo che fu di Gianmarco Saurino, il Lorenzo Lazzarini di DOC) è seduto alla sua scrivania, è l’uomo più crudele del mondo, o almeno questa è la considerazione che la gente ha di lui. Proprietario della più importante azienda di armi d’Europa, ha fama di uomo schivo e riservato. Davanti a lui un giovane giornalista (Francesco Montanari) di una testata locale è stato scelto per intervistarlo, ma la chiacchierata prende subito una strana piega. “Lei crede ancora che si possa andare avanti dopo questa notte. Lei crede che questa vita domani mattina sarà la stessa che viveva prima?” dirà Veres al giornalista. In un susseguirsi di serrati dialoghi emergeranno le personalità dei due personaggi e il loro passato, fino a un finale che ribalterà ogni prospettiva.


Le basi di questo spettacolo nascono durante il primo lockdown quando, un po’ come tutti, Francesco Montanari decide di rivoltare la propria casa e, nel farlo, trova un copione che non ricordava di avere. Non c’è il nome dell’autore ma, nell’attimo in cui inizia a leggerlo, non riesce più a fermarsi. Decide così di contattare il suo amico Davide Sacco per parlargli di questo testo entusiasmante. In un primo momento Sacco, essendone l’autore, pensa che Montanari lo stia prendendo in giro; ma in un secondo momento, è costretto a rendersi conto che Montanari ha davvero rimosso il fatto che sia stato proprio lui a consegnargli quello scritto che, come lui stesso lo definisce, altro non è che “un concerto a tre voci che parla di quella grande bestia che è dentro di noi, quel Moby Dick che si muove nei profondi abissi di ogni essere umano.”
Un concerto a tre voci dicevamo, ed è qui che entra in gioco Lino Guanciale , con una chiara idea di lettura de “L’uomo più crudele del mondo“: “nel testo ho ritrovato parte di quella drammaturgia francese e anglofona che amo” e ci mette in guardia: “…sembra facile capire chi sia l’uomo più crudele del mondo e, per lo spettatore, sembra scontato scegliere da quale parte schierarsi. Invece, quello che è entusiasmante e che noi stiamo vivendo alle prove, è che questo viaggio, che è un po’ un viaggio dentro di sé, ci costringe a guardare dentro quell’abisso che riguarda tutti noi.”


L’uomo più crudele del mondo” è un percorso civico sul senso della giustizia e della morale, in cui due uomini attraversano e approfondiscono il significato della parola umanità. Ma cosa significa umanità per gli attori in scena?
“Per me è una risposta molto difficile” incalza Montanari, “perché c’è un Francesco pre-testo e c’è un Francesco dopo le prove di questo spettacolo e post – incontro umano con Davide, con Lino e con quelle parole che sono pensieri. L’umanità è una parola molto molto complessa, il cui significato mi è purtroppo ignoto; però questo testo e la sua condivisione con Lino e con Davide, mi stanno dando tanti spunti, anche se mi sembra ancora una parola indefinibile perché raccoglie milioni di sfumature. Forse, dato anche il periodo particolare che sto vivendo, l’umanità coincide con il contrasto che c’è tra l’ideale di noi stessi e quello che realmente siamo ma che non vogliamo più essere; o quello che vorremmo essere.”
“Lavorare su questo progetto, come diceva Francesco, ci sta costringendo a rifare un po’ il punto sull’idea che avevamo di cosa questa parola, apparentemente ovvia, significhi” – continua Guanciale “… siamo abituati a pensare che umanità coincida un po’ con bontà da un certo punto di vista. Lavorando con Francesco, mi sono soffermato sul contrario che spesso usiamo in contrasto alla parola umanità, che molto spesso è mostruoso; probabilmente, invece, bisognerebbe avere il coraggio di prendersi la responsabilità di considerare come umane anche le sfaccettature più mostruose del comportamento degli uomini, perché, in caso contrario, è tutto molto comodo. Dovremmo cercare di fare in modo che certe cose non accadano più. Ed è un po’ curioso parlare di tutto questo proprio nel giorno della memoria. Mai come oggi ci si confronta con qualcosa che pare al di là dell’umano e che forse è fin troppo umano, mentre quello che è successo meno di 100 anni fa nel nostro continente ha a che fare non con dei mostri ma con qualcosa di talmente e profondamente umano da non essere così facile da guardare in faccia; invece bisognerebbe farsi carico di questa difficoltà.”

“Noi siamo feccia!“, dirà a un certo punto il giornalista. “Siamo solo uomini“, sarà la cinica risposta di Veres e, battuta dopo battuta, nel serrato dialogo che coinvolge i due protagonisti svelando le loro personalità, i ruoli di vittima e carnefice inizieranno presto a confondersi, fino al raggiungimento di un finale che ribalterà ogni prospettiva. Chi sarà al quel punto, per lo spettatore, l‘uomo più crudele del mondo?

L’uomo più crudele del mondo, in scena dal 9 al 12 febbraio 2022 al teatro Manini di Narni.

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