Judith Light al Festival di Monte Carlo: “Curiosità e gentilezza sono la linfa della creatività”

Al 64° Festival della Televisione di Monte Carlo l’attrice americana Judith Light si è raccontata in un’intervista intensa e appassionata, sottolineando fin dall’inizio l’importanza dei giornalisti: “Voi siete la mia voce nel mondo. Senza di voi, potrei recitare in bagno e nessuno lo saprebbe. Fate parte della famiglia, davvero”. Con la consueta ironia e profondità, ha poi ricordato il successo di Transparent, spiegando come quella serie sia ancora oggi fondamentale: “Quando uscì eravamo nel cuore del dibattito sulle tematiche trans. Oggi, con quello che accade a quella comunità, è forse ancora più essenziale. È sempre importante ricordare che le persone sono persone, qualunque sia la loro esperienza. La gentilezza e la generosità verso l’altro sono fondamentali”. Parlando del suo ruolo come presidente di giuria al Festival, Judith Light ha espresso un grande senso di responsabilità: “Mi sento incredibilmente onorata. Alan ed io ne parlavamo da anni, e finalmente abbiamo trovato il tempo per farlo. Essere presidente di giuria in questo momento storico è ancora più significativo: il mondo è diviso, eppure l’arte ci unisce come comunità internazionale. La curiosità, che per me è la base della creatività, ci porta a raccontare storie che ci aiutano a capire meglio noi stessi e gli altri”. L’attrice ha poi riflettuto sul suo percorso, sottolineando come vita e carriera siano inscindibili: “La vita viene prima della carriera. Ogni ruolo mi cambia, mi trasforma, mi fa vedere cose nuove di me e del mondo”. Un esempio è il personaggio di Angela in Who’s the Boss?, che ancora oggi lascia un segno concreto: “Molte giovani donne mi dicono che grazie a quel personaggio hanno capito che potevano avere un ruolo nel mondo del lavoro. Una volta una donna all’aeroporto mi disse che aveva fondato la sua azienda proprio per merito di Angela. E per i ragazzi era importante vedere un uomo libero di essere se stesso, un padre e un uomo di casa, senza essere denigrato. È questo l’impatto che conta”. Light ha ricordato anche i rapporti con gli ex colleghi di set, spiegando di avere ancora contatti, seppur sporadici, con Alyssa Milano, Tony Danza e Danny Pintauro, e ha parlato del suo impegno sociale: “Non mi considero un’attivista, ma un’avvocata, un’alleata. Dobbiamo sostenerci a vicenda. Ho imparato molto da esperienze come Project Angel Food a Los Angeles, dove con mio marito preparavamo pasti per malati di AIDS. È lì che ho capito cosa significa dare e servire. Questo è ciò che siamo chiamati a essere”. Riguardo alle nuove tendenze della serialità, ha osservato che la televisione riflette i cambiamenti sociali: “Vedo storie legate all’intelligenza artificiale, al clima, all’adolescenza, ma anche molto interesse per i drammi storici. Serie come A Small Light, sulla vita di chi ha aiutato Anna Frank, o We Were the Lucky Ones, ci fanno conoscere storie che non sempre studiamo sui libri. La TV ha un valore educativo enorme”. Non mancano però le difficoltà di mercato: “Serie come Julia, dedicata a Julia Child, che era adorabile e vitale, vengono cancellate nonostante il loro valore. I trend cambiano, ma la necessità di raccontare rimane”. Infine, Light ha parlato dei suoi progetti legati al genere horror, come American Horror Story e la prossima stagione di The Terror: “Non considero questi lavori horror in senso stretto. Per me parlano soprattutto di personaggi e delle loro connessioni interiori. Nel progetto con Billy Crystal, ad esempio, si parlava di anime legate attraverso i secoli, una riflessione sulla reincarnazione. In The Terror, invece, è centrale il modo in cui i personaggi affrontano le paure esterne e interne. Scelgo un ruolo quando sento che ha qualcosa da insegnarmi anche su me stessa”. Ci sarà spazio per i musical di Broadway sulle piattaforme così che siano accessibili anche da chi vive in Europa? Judith Light pensa sia un sogno che, in un futuro non troppo lontano, potrebbe avverarsi.

📷: VALERY HACHE/AFP via Getty Images

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