Matteo Paolillo: esordio da dieci e lode per il tour “Come te” all’Alcatraz di Milano.

E’ Caffellatte ad aprire la prima tappa del tour di Matteo Paolillo, all’Alcatraz di Milano, mercoledì 29 novembre. Cinque brani per scaldare l’atmosfera tra cui la sua prima ballata Finta di Niente.

Una serata dalle grandi emozioni che ha ripagato, non solo i numerosi presenti, ma anche le tante fans che, armate di sacco a pelo, hanno aspettato il loro beniamino dalle primissime ore del mattino davanti all’ingresso dell’Alcatraz.

Tre led walls dominano il palco su cui Matteo esordisce con Intro-L’Arte…maglia e pantaloni nero-argentato con due “strappi” sulle scapole…un angelo rinchiuso dientro le sbarre che riesce a liberarsi grazie a due grandi ali di luce per tornare rinchiuso all’interno di una clessidra sulle note di Liberatemi.

Avvolto da una nebbia di fumo, fa risuonare i versi shakespeariani del Sonetto 18 per poi dedicarsi, come farà più volte durante la serata, ai fans scendendo dal palco per parlare con le persone in prima fila, per raccontare aneddoti, per ringraziare chi lo ha aspettato al freddo dall’alba, per abbracciare alcune fans e per farsi un selfie con il cellulare di una ragazza.

Dopo Edo Freestyle e il nuovissimo singolo A Vuoi Frni’, la serata continua con alcune collaborazioni: salgono sul palco Pietro aka PJ, che ha mosso i primi passi con Matteo per accompagnarlo in Strada e il suo idolo degli anni del liceo, Clementino, con cui canta Uragano.

La Tigre, Origami all’alba, Tonight, Vipera, ‘O mar for, Come Te per poi introdurre un artista unico, un pittore dal tratto inconfodibile. Si tratta di Omar Assan, ex pugile che dipinge con l’ausilio dei suoi guantoni prendendo a pugni la tela. “Un artista che picchia per creare e non per distruggere, che ha scelto di esorcizzare le proprie emozioni negative contro una tela invece che contro un avversario”.

Non sempre, però, le emozioni negative trovano sfogo contro qualcosa di inerme come una tela, lo sappiamo bene, ne abbiamo avuto prova, ancora una volta, proprio negli ultimissimi giorni. Matteo, decide di introdurre Sangue Nero, canzone di punta della serie che lo ha portato al successo, con un discorso ispirato dalla parole pronunciate da Bob Marley nel 1976.

Era il 3 dicembre 1976, al 56 di Hope Road di Kingston si trovavano nella loro abitazione, Bob Marley con la moglie Rita e Don Taylor. Mancavano due giorni allo “Smile Jamaica”, un grande concerto gratuito organizzato dal primo ministro della Giamaica, Micheal Manley. Su quel palco sarebbe salito anche Robert Nesta Marley che accettò di partecipare per cercare di alleggerire le tensioni createsi tra i due gruppi politici in guerra. Qualcuno, però, vide l’adesione di Marley al concerto organizzato da Manley, come una presa di posizione politica del re del reggae: alcuni individui a volto coperto raggiunsero in auto il 56 di Hope Road e fecero irruzione lasciando partire alcuni colpi di arma da fuoco. Un proiettile di rimbalzo andò a colpire il gomito di Bob che riportò lievi ferite anche al petto: Taylor e Rita riportarono ferite più gravi ma che per fortuna furono curate senza conseguenze. Un episodio che colpì molto Marley e che poteva avere un esito ben peggiore. Nonostante questo episodio, il 5 dicembre 1976, Bob Marley salì sul palco dello “Smile Jamaica” e senza timore che qualcuno dalla folla potesse cercare nuovamente di colpirlo, si esibì come da programma. Quando qualcuno gli chiese perchè avesse cantato quella sera, lui rispose con quella che divenne una delle sue più celebri frasi: “Perché le persone che cercano di far diventare peggiore questo mondo non si concedono un giorno libero… Come potrei farlo io?!“. Bob Marley, ricorda Matteo, diceva:” Illumina l’oscurità” così, anche al pubblico dell’Alcatraz, viene richiesto di fare la stess cosa: “Illuminiamo l’oscurità, accendiamo tutti una torcia; accendiamo una torcia contro la violenza tutti insieme”.

Ma c’è anche un altro tipo di violenza che, nelle ultime settimane, ha scosso le coscienze di questo paese. Matteo, che recentemente è stato uno dei protagonisti del numero speciale di Grazia in occasione della giornata del 25 novembre, ricorda che “l’amore non fa male”.

“Io, come artista, posso solo passare un messaggio, poi, c’è bisogno di fare qualcosa di concreto. Non vi chiederò di fare due minuti di silenzio per tutto quello che è successo ultimamente, per quello che è successo a tutte le donne, ma facciamo insieme Amare Chi Fa Male. Questo pezzo l’ho scritto due anni fa, eppure adesso è più attuale che mai”.

Meraviglioso di Domenico Modugno, N’ata poesia, ‘A Luna e il rmx di ‘O Mar For cantato dal pubblico, chiudono il concerto con la promessa di un prossimo tour ancora più ricco, perché la serata è volata via troppo velocemente.

Stasera, Matteo Paolillo sarà sul palco a Padova, per poi raggiungere Torino il 5 dicembre, Bologna il 7 dicembre, Roma il 16 dicembre e Napoli il 21 dicembre.

Foto: @matteopaolilloofficial (Instagram)

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