Avete mai notato che “quando non siete in una relazione, tutti gli altri sono invece felicemente occupati?”
E’ inutile che scuotiate la testa pensando “dici a me?!?! A me non è mai successo…” …ci siete solo voi davanti allo schermo, che sia quello del vostro iPhone, iPad, portatile, Kindle….o qualsiasi altro schermo, perciò provate ad essere onesti con voi stessi ed ammettere che anche a voi, come a Charlie, è capitato di pensarlo.
Charlie è il protagonista di Stereotypiccally You (Stereotipicamente Te), il nuovo film indipendente del regista Benjamin Cox.
Stereotypically You ha esordito all’ultimo Festival Internazionale a Santa Barbara diventando, dopo la prima proiezione, un velocissimo sold-out che ha costretto l’organizzazione a mettere in programma altre due proiezioni oltre quelle già in calendario.
Ma cosa rende questa commedia così speciale che definirla commedia romantica sarebbe un imperdonabile errore?
Beh, molti aspetti.
Primo fra tutti…il suo protagonista Charlie. Non è possibile arrivare alla fine del film senza trovare almeno un paio di situazioni dove Charlie è esattamente uno di noi…forse non la persona che siamo ora ma quella che siamo stati un paio di anni fa o addirittura cosa….15/20 anni fa….Sì, lo so che allora eravamo a malapena degli adolescenti; ma di sicuro a tutti è capitato di essere innamorati di quel/la compagno/a di scuola che semplicemente non si accorgeva nemmeno della nostra esistenza.
Charlie ha un difetto enorme…non è in grado di lasciare andare le persone, accettare che le relazioni, di qualsiasi natura siano, possono finire…..Chiama la giovane ragazzina di cui si è infatuato 10 volte al giorno anche se lei non gli risponde perché “chi mette un cuore attorno a un NO (stiamo parlando della moda anni ’80-’90 di lasciare un bigliettino sul banco con scritto VUOI USCIRE CON ME? SI NO) se infondo non vuole rispondere Sì?”; accetta che la sua ragazza (siamo ai tempi del liceo) flirti con altri ragazzi pur di non perderla….e, infine, arrivato ai famigerati 30, un giorno come un altro, incontra Angela…la donna che nella vita reale potrebbe trasformare perfino un santo in un assassino…fantasticamente divertente a primo acchito….ma un incubo alla velocità della luce…assillante, asfissiante, insomma una palla al piede.
Il risultato di questo suo non saper lasciare andare le persone? Beh, ovviamente che tutti prima o poi lo lasciano. Perfino il suo strizzacervelli, dopo sei anni…sì avete letto bene…6 anni di terapia decide di chiudere definitamente con lui…e lo fa con la più banale e tradizionale frase al mondo utilizzata per lasciare qualcuno: “Non sei tu, sono io.” Anche in questo caso, però Charlie non è in grado di capire cosa sta succedendo… “Ah ho capito. E’ quasi agosto, quel periodo dell’anno dove voi medici vi riunite in quel ritiro…”…NO Charlie, è ora che ti dai una mossa, le persone si lasciano, sono passati sei anni, per l’amor del cielo, volta pagina e riprendi in mano la tua vita.
Come è capitato a tutti, prima o poi nella vita succede qualcosa, un piccolo avvenimento, …la tipica goccia che fa traboccare il vaso e che cambia radicalmente la nostra rotta. Quando Charlie lascia il suo lavoro e la fidanzata Angela nella stessa giornata, è quando il vero viaggio ha finalmente inizio.
Sì, perché questo è il vero senso di Stereotypically You. Il film è un viaggio….a prima vista verso la persona giusta; ma, ad uno sguardo più approfondito è un lungo, difficile e impervio viaggio alla ricerca di se stessi perché solo quando sappiamo chi siamo e che cosa vogliamo siamo davvero pronti ad aprirci agli altri, a farli entrare nella nostra vita e, se siamo fortunati, a trovare la persona che possa rimanere al nostro fianco.
Come ci dimostra Charlie, la ricerca di noi stessi non è sempre facile. Nel suo caso, ad esempio, la strada è fuorviata dai peggior consigli possibili propinati dai suoi amici. Ci sono quelli che arrivano dalla coppia perfetta, ormai vicinissima alle nozze, composta dal suo migliore amico Vince e da Kathy (e, ovviamente, questi consigli arrivano da un punto di vista maschile e da uno femminile quindi sono già di per sé abbastanza lontani tra loro…ah, e non dimentichiamoci che, ovviamente, si dividono ancora tra i consigli che arrivano da Vince alla presenza di Kathy e quelli che invece arrivano da Vince tra soli maschi). Ma Charlie deve anche fare i conti con i consigli di Brice, l’amico “faccio finta di essere l’uomo più felice sulla terra perché ho appena divorziato; ma sono sempre ubriaco e quando torno nella casa vuota cado in depressione.”
Più di ogni altra cosa, però, in questo viaggio, siamo costretti a fare i conti con il nostro io più profondo. E il viaggio di Charlie è così intenso che lui inizia a soffrire di surreali allucinazioni, flashbacks e fantasie sessuali.
Errore dopo errore, barcamenandosi tra le situazioni più assurde, alla fine Charlie riesce a trovare se stesso…ma, grazie al cielo…anzi grazie a Benjamin Cox, non lo troverà nel classico cliché dell’anima gemella e del vissero per sempre felici e contenti.
Lo sceneggiatore, regista e produttore Benjamin Cox segue il viaggio di Charlie alla ricerca di sé in compartimenti che, sullo schermo, diventano quattro capitoli: Salute Mentale, Vivere il sogno, WTF (eh che c..o) e il capitolo finale Il Punto.
Ogni capitolo inizia con una scena al rallentatore (ricordo, allucinazione o fantasia sessuale) accompagnata da musica classica (approfittiamone per dire che la colonna sonora di Kenneth Burgomaster spacca sul serio) di comunicazione/non comunicazione tra io esteriore e io interiore.
Intervistato da Ethan Steward durante il Santa Barbara Independent, Benjamin Cox ha detto che il libro La Fiera della Vanità ha avuto una realistica e pesante influenza sulla lavorazione di Stereotypically You: “…cosa mi ha colpito è stata la sintassi di quel libro. Non ho mai sperimentato un viaggio letterario come quello, viaggiare tra dentro e fuori il cervello di una persona, così velocemente e apparentemente senza connessione ha davvero avuto un grosso impatto su di me come lettore. In generale, ho trovato affascinante pensare a come cambia la trasmissione tra ciò che pensiamo di voler dire e ciò che invece poi comunichiamo al mondo esterno.”
Altro punto di forza di questo film è il terrificante cast che Benjamin Cox ha radunato sullo schermo.
Abby Elliott (Amici, Amanti e…) è Angela, la fidanzata che Charlie non è in grado di lasciarsi alle spalle. Adorabile all’inizio, un vero incubo in un nanosecondo.
Lauren Miller (For A Good Time, Call…) è Kathy, la quasi moglie del miglior amico di Charlie. Con tutti i suoi consigli perfetti…che, essendo consigli femminili, sono lontani anni luce dalla prospettiva di Charlie.
Shane McRae (Nashville, Four Kings, Rewind, Take Me Out Broadway musical) è Vince. Lui è il miglior amico di Charlie, psicologo infantile che per gran parte del tempo cerca di tenere Charlie con i piedi per terra e che, ogni tanto, lo tratta esattamente come uno dei suoi pazienti.
Kal Penn (E alla fine arriva mamma!) è Brice il felice, non troppo felice, amico neo divorziato; con i suoi inutili consigli da chi ha provato entrambe le situazioni e finge di essere libero ed appagato dalla sua nuova vita da Don Giovanni.
Kelen Coleman (The Office) è Lorelai, la ragazza che con il giusto approccio darà a Charlie l’opportunità di riprendere in mano le redini della sua vita.
E infine abbiamo LUI, il nostro Charlie interpretato dalla star di Broadway Aaron Tveit. Mr Tveit non ha bisogno di alcun tipo di introduzione; è semplicemente l’attore del momento. Lo avete visto negli ultimi anni nei panni di Enjolras ne I Miserabili, in TV nei panni dell’agente Mark Warren nelle tre favolose stagioni di Graceland o, pochi mesi fa, nella versione live di Grease, trasmessa da Rai 4 nei panni niente poco di meno che di Danny Zuko. Protagonista di uno dei video più cliccati su YouTube al fianco di Gavin Creel nella loro rivisitazione della canzone Take Me or Leave Me dal musical Rent per la serata di beneficenza MisCast, una cena in sua compagnia è stata messa all’asta (sempre per beneficenza) con un prezzo d’asta di partenza di 2.000 dollari…e aggiudicata per la modica cifra di quasi 11.000 dollari. Nelle scorse settimane ha supportato l’associazione Broadway Cares portandoci indietro nel tempo di cinque anni con una toccante perfomance dal vivo del brano Seven Wonders, hit del musical Catch Me If You Can (Prova a prendermi – La vera storia di Frank Abagnale).
Parlando con Collider a proposito di Stereotypically You, Aaron Tveit ha detto che quando ha letto la sceneggiatura, è stato amore a prima vista. Soprattutto per il tipo di storia raccontata e per il fatto di essere raccontata, cosa molto rara, da un punto di vista maschile. Ha anche ammesso che il lavoro di Cox era così perfetto che, nel portarlo in vita, non sono stati praticamente fatti cambiamenti.
Parlando del suo personaggio, Aaron ha affermato che “Charlie è un po’ più introspettivo di me ma nello stesso modo anche io mi sto seguendo questo modo di approcciarmi alla vita; anche io sto facendo questo tipo di ricerca introspettiva. Sono a un punto della mia vita in cui sento finalmente, almeno per buona parte del tempo, di essere consapevole di chi sono realmente e mi trovo bene con questa persona che sono diventata. Grazie a tutto ciò sono pronto ad aprirmi e lasciare entrare nella mia vita nuove persone e, chissà, magari ad incontrare la persona con cui condividerò la mia vita. Ma ci vuole molto tempo per raggiungere questo tipo di consapevolezza.”
Aaron ha anche parlato della sua New York (il possessivo è d’obbligo dato che anche lo scorso anno, quando si è fermato qui a Londra per alcuni mesi portando sul palco della Manier Chocolate Factory lo spettacolo Assassins, non ha mai smesso di sottolineare quanto fosse felice di essere tornato nella capitale britannica due anni dopo la fine delle riprese de I Miserabili; ma di quanto gli mancasse New York) dicendo che girare a New York è semplicemente straordinario perché “ovunque punti la macchina da presa, trovi qualcosa di fantastico”; proprio come lui stesso ci ha mostrato poche settimane fa sul suo profilo Instagram condividendo una foto scattata sul set del suo nuovo progetto Brain Dead.
Se siete così fortunati da essere a New York, Aaron Tveit sosterrà un concerto dal vivo l’11 giugno all’Irving Plaza ( i biglietti sono sold out da mesi); altrimenti dovrete aspettare fino al 13 giugno per vederlo di nuovo in TV (sempre in America) nel primo episodio della nuova serie della CBS Brain Dead, dai creatori di The Good Wife Robert e Michelle King. Aaron tornerà sul grande schermo il 15 luglio nel film sportivo Undrafted (storia vera sul baseball scritta e diretta da Joseph Mazzello, ve lo ricordate il bambino del primo Jurassic Park nel lontano 1993?!?!). In Undrafted Aaron sarà di nuovo al fianco di Chace Crawford, suo cugino nella acclamata serie Gossip Girl.
Benjamin Cox (produttore, sceneggiatore e regista) è il fondatore della casa di produzione newyorkese Red Square Pictures. Cox ha precedentemente prodotto, scritto e diretto David Gandy’s Goodnight; film nominato dalla Fashion Film Network al secondo posto tra i film sulla moda più richiesti nel mondo il mese della sua realizzazione su YouTube. Il film si è inoltre classificato al secondo posto al Fashion Film Awards 2014 tenutosi durante il Festival di Cannes; al primo posto il film di Polanski’s A Therapy. Seconda posizione davanti a registi del calibro di Roman Coppola, Baz Luhrmann e Martin Scorzese. Benjamin Cox è anche membro dell’associazione BAFTA a New York. Ha affermato che solitamente lui e sua moglie dividono i film in due categorie: film pop-corn ( da guardare per puro divertimento) e film broccoli (che fanno bene a te stesso). Ecco, la cosa straordinaria di Stereotypically You è che è l’esatto mix di broccoli e pop-corn; toccando l’apice della parte broccoli nel toccante monologo conclusivo di Charlie.
Stereotypically You verrà proiettato prossimamente al Maui Film Festival..e se prima o poi avrete anche voi la fortuna di poterlo vedere, ricordatevi di seguire il consiglio di Charlie: “…mettetevi comodi, siate grati per ciò che avete e godetevi il viaggio.”
“Un giorno morirò senza aver trovato quel tipo di amore.”