Quando Netflix parla italiano: La Luna Nera, Curon, il reboot di 3MSC e la seconda stagione di Baby

In una piovosa domenica primaverile, al Festival della TV e dei Nuovi Media di Dogliani, gli esponenti di alcune delle maggiori case di produzione italiane supportate da Felipe Tewes (Direttore Internazionale per i prodotti Netflix Originals) hanno presentato la serialità italiana che verrà distribuita da Netflix nel prossimo futuro.

Quattro i prodotti principali presentati, di cui tre all’esordio più il ritorno, con la seconda stagione, di Baby.

Laura Buffoni, per Fandango, ha presentato Luna Nera. La serie sarà ambientata nel XVII secolo e racconterà il mondo delle streghe e dei cacciatori di streghe. Nasce dal lavoro, lungo diversi anni, di Tiziana Triana. Fandango sta curando ogni dettaglio. Ad esempio, le stoffe utilizzate per i costumi, sono le stesse che si usavano all’epoca. La trama della serie ruota intorno a un gruppo di donne che vengono accusate di essere delle streghe solo perché dotate di una conoscenza approfondita di erbe ed eventi celesti. In particolare, una ragazza adolescente si vede costretta a fuggire dal suo villaggio con il fratello minore. Trova rifugio presso un gruppo di donne accusate di essere invischiate con la magia nera e deve scegliere tra un amore impossibile e un destino reale tra ragione e sentimento. Le riprese sono iniziate il 21 marzo e dureranno circa 16 settimane spostandosi tra Roma, Viterbo, Selva Del Lamone e Montecalvello. Luna Nera vuole essere soprattutto una serie dedicata alle donne in cui si sottolinea la disparità di genere che ancora attanaglia il nostro Bel Paese. Solo il 10-15% delle registe sono donne e, come sottolinea Laura Buffoni, la cosa più pericolosa è che non vengono considerate equamente abili nel gestire grandi capitali o storie di genere. Motivo per cui il team di Luna Nera parla al femminile: la creazione è stata affidata oltre che a Tiziana Triana, a Francesca Manieri (Il miracolo) e Laura Paolucci (L’amica geniale). Alla regia Francesca Comencini (Gomorra) ha impostato la serie e sarà supportata da Susanna Nicchiarelli (Nico, 1988 che abbiamo visto due anni fa al London Film Festival) che inizierà a dirigere domani e da Paola Randi (Tito e gli alieni). Parlando di Luna Nera, Felipe Tewes ha sottolineato come Netflix sia stata immediatamente colpita dal progetto perché ambizioso; ma deciso a dare spazio a voci sottorappresentate senza essere un progetto destinato prettamente alle donne trattandosi di un period-fantasy. Protagonista della serie sarà la giovanissima Antonia Fotoras che stiamo seguendo in queste settimane nella fiction Rai Mentre Ero Via al fianco di talenti italiani del calibro di Vittoria Puccini, Giuseppe Zeno (che seguiremo sabato prossimo a teatro) e di un altro giovanissimo talento come Carmine Buschini.

Ilaria Castiglioni per Indiana ha presentato Curon, una serie dal titolo spagnoleggiante e, quindi, ingannevole. Curon è infatti una località che si trova in Trentino Alto Adige caratterizzata da un lago artificiale, il lago di Resia, da cui emerge la punta del campanile costruito nel 1357. In inverno, quando il lago gela, il campanile è raggiungibile a piedi e una leggenda racconta che in alcune giornate d’inverno si sentirebbero ancora suonare le campane, rimosse invece dal campanile il 18 luglio 1950 (prima della formazione del lago). Location ideale quindi per un mistery dal sapore sovrannaturale. Punto di partenza saranno due adolescenti che arriveranno in questa località con la loro madre. Quali saranno i segreti custoditi dal lago? Chi sarà il nemico? Scritto da un team di ragazzi giovanissimi (Ezio Abbate, noto per il suo lavoro sulla sceneggiatura di Suburra – La Serie, prima serie originale italiana targata Netflix, Giovanni Galassi, Ivano Fachin e Tommaso Matano), in un paese in cui, come ha sottolineato Gianmaria Tammaro che ha moderato l’incontro, la media si aggira intorno ai 100/102 anni di anzianità. Curon vede il suo punto di forza nell’internazionalità del raccontare ciò che sono, nel quotidiano, le relazioni e i sentimenti umani attraverso una storia sì di mistero; ma anche di formazione.

Nicola De Angelis per Fabula, ci ha invece introdotti alla seconda stagione di Baby che, per la prima stagione, ha raggiunto la visualizzazione da parte di 10.000.000 di account. Baby vede, come nel caso di Curon, un giovane gruppo di sceneggiatori all’opera nella writers room, i Grams ovvero Antonio Le Fosse, Giacomo Mazzariol, Marco Raspanti, Re Salvador ed Eleonora Trucchi. Baby soddisfa la fame e la sete di un pubblico che è alla ricerca di autenticità e di qualcosa che li rappresenti. Nicola De Angelis ha raccontato di come sia importante lavorare con sceneggiatori che non sono ancora drogati dal sistema e di come la seconda stagione sarà, da un punto di vista della sceneggiatura, più maturo grazie alle critiche costruttive ricevute al termine della prima stagione da Netflix e (psico)somatizzate dai Grams.

Infine, Francesca Longardi per Cattleya, ha parlato del progetto forse più ambizioso, per l’eredità che raccoglie nei confronti di un’intera generazione, che farà parte del palinsesto Netflix italiano della prossima stagione: il reboot di Tre Metri Sopra il Cielo, 3MSC per chi, come me, è nato a metà degli anni ’80. Una sfida enorme perché si parla di un libro e, successivamente, di un film che hanno segnato e fatto innamorare un’intera generazione di adolescenti. Non solo. Con il passare degli anni, era il 2004, il pubblico, grazie o a causa di piattaforme come Netflix, è diventato sempre più esigente e difficile da soddisfare. Il pubblico odierno è sofisticato perché sta crescendo con serie internazionali di alto livello. Motivo per cui, ad esempio, Cattleya non è più riuscita a trovare un prodotto che potesse avere lo stesso successo che aveva avuto 3MSC. La serie manterrà il cuore della storia puntando però allo sviluppo dei personaggi che nella pellicola, come spesso succede per il cinema, erano solo archetipi. Come da tradizione Netflix, all’opposto di quella italiana a cui siamo abituati al di fuori delle piattaforme di streaming, saranno soprattutto i personaggi femminili ad essere sviscerati maggiormente diventando forti, autonomi e indipendenti.

Felipe Tewes ha sottolineato come tutti questi prodotti abbiano conquistato Netflix, non solo per il potenziale artistico; ma anche per la connessione intima dei produttori con le storie che stavano proponendo. L’Italia con Netflix sta rompendo delle barriere issate da anni utilizzando la potenza del linguaggio italiano che può conquistare a livello internazionale. Felipe ha raccontato ad esempio di come i Grams gli abbiano parlato della loro adolescenza vissuta attraverso i protagonisti di una serie americana come Dawson’s Creek; e di come ora sia stato un ragazzino americano a Los Angeles a interessarsi ai protagonisti di Baby e a chiedergli se, alla fine, Chiara si metterà con Damiano e cosa succederà a Ludo. Il fatto che vivano a Roma? E’ un elemento interessante che rende la serie diversa da ciò che è la tipica ambientazione per un teenager americano; ma la connessione è con i personaggi. Questa è la dimostrazione è che il pubblico, a livello internazionale, si appassiona alla storia e ai personaggi. L’ambientazione è un surplus, un arricchimento alla storia, è dare colore; ma non ha importanza.

E poi, ora, anche a Los Angeles, grazie a Baby, tutti sanno cosa sono le macchinette*!!

 

*intese come auto senza patente e non come distributori automatici di cibi e bevande per chi non fosse familiare…ancora familiare con la serie.

 

 

 

 

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