⭐⭐⭐⭐⭐
Ho conosciuto Austin Butler quando per il mondo era quasi uno sconosciuto. Seguivo il suo lavoro da poco, ma davanti a un bicchiere di rosso toscano, gli dissi che un giorno sarebbe andato lontano; ora gli direi che un giorno avrebbe raggiunto la roccia dell’eternità.
Baz Luhrmann, ancora una volta, dopo il mezzo passo falso del Grande Gatsby, porta nelle sale un capolavoro, esaudendo il più grande desiderio di Elvis Presley: essere reso immortale.
Come un giovane Elvis (Chaydon Jay) viene rapito e mandato in trance dalla musica durante la messa gospel, in una sequenza che, come già detto dal nostro collaboratore Lorenzo Tamburini, da sola vale un Oscar al miglior montaggio, Austin Butler viene rapito e mandato in trance dallo spirito di Elvis, da quella presenza così forte e vicina da essere il suo primo pensiero quando, durante i 12 minuti di standing ovation a Cannes, rivolge gli occhi al cielo puntando il dito verso l’alto. Austin Butler non interpreta Elvis Presley, Austin Butler è Elvis Presley e gli dona l’immortalità stremando il suo fisico al punto da essere costretto al ricovero ospedaliero al termine delle riprese.
Barz Luhrmann racchiude quasi cinque ore di girato in poco più che 120 minuti con intelligenza e raffinatezza, soffermandosi più sulla vita pubblica che su quella privata dell’artista. Le licenze poetiche vengono utilizzate con classe e delicatezza, quasi sempre a beneficio dello spettatore. Lo speciale in cui Elivis Presley cantò per la prima volta “If I Can Dream” fu registrato il 25 giugno mentre l’assassinio di Robert F. Kennedy avvenne il 6 giugno. Per far capire, soprattutto ai più giovani o a chi, come me, non ha familiarità con Elvis Presley, quanto la morte di Martin Luther King (avvenuta ad aprile dello stesso anno) prima e quella di Robert F. Kennedy poi, abbiano colpito al cuore Elvis, portandolo a dar vita al testo di “If I Can Dream”, Lurhmann ha deciso di far coincidere temporalmente i due momenti (la registrazione e l’assassinio di Kennedy) dando un significato più profondo a quella interpretazione straordinaria. Credo, però, che l’apice della ricercatezza sia stato raggiunto nella scena in cui Priscilla ed Elvis si incontrano nell’auto prima di dirsi addio; incontro che, nella realtà, non è mai avvenuto. Nel film, Priscilla ed Elvis, ormai separati da tempo, parlano nell’auto di lui. Elvis confessa a Priscilla di essere rimasto senza sogni (lasciando intuire ora che ha perso anche lei) e che, alla vigilia dei suoi 40 anni, ha il terrore di essere dimenticato; non essendo mai riuscito a fare qualcosa degno di nota che fosse destinato ad essere ricordato. Scesi dall’auto, Elvis osserva Priscilla che si allontana e sussurra a fior di labbra: “I will always love you” (ti amerò per sempre) prima di salire sull’aereo. Austin/Elvis sale i gradini della scaletta come se lentamente si stesse dirigendo verso il paradiso, per poi sparire definitivamente, anche dallo schermo; mentre la voce fuori campo che lo accompagna verso l’eternità, racconta di un uccello che non può smettere di volare perché destinato a morire nell’attimo in cui dovesse toccare terra. Baz Lurhmann utilizza per questa sequenza gli abiti che, nella realtà, Priscilla ed Elvis indossarono il giorno in cui formalizzarono il loro divorzio in tribunale. Una volta terminate le pratiche, quando Priscilla passò accanto ad Elvis per uscire dall’aula, lui la fermò e le cantò, sussurandole all’orecchio, “I will always love you”, canzone incisa quello stesso anno da Dolly Parton (resa poi immortale da Whitney Houston in Guardia del Corpo nel 1992).
Forse l’Oscar ad Austin Butler, tra l’altro richiesto a gran voce da Priscilla e da Lisa Marie Presley, non arriverà, perché sappiamo bene che l’Academy ogni tanto…, va beh, diciamo che prende lucciole per lanterne; ma volete mettere la soddisfazione di Lurhmann e di Butler nel scorgere, negli occhi degli spettatori presenti alla prima, l’inconsapevolezza che, con una delicata pennellata da maestro, durante la sua interpretazione di Unchained Melody, a un certo punto, Austin Butler è stato sostituito dalla registrazione live a Las Vegas di Elvis Presley?