William Moseley: “Sono un sognatore”

In onore del suo trentacinquesimo compleanno, ecco la nostra chiacchierata con il re di Narnia e di The Royals, William Moseley. Lo abbiamo incontrato in Italia in occasione della 78esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.
Ci siamo incontrati all’Hotel Excelsior per colazione, la mattina della sua partenza da Venezia. Abbigliamento sportivo, cuffie in mano e capelli bagnati, si è seduto a tavola con una colazione, per noi italiani, un po’ da storcere il naso, anche per chi ha trascorso un decennio come me nella capitale inglese facendo propria ogni usanza British… e ne era probabilmente consapevole: “Probabilmente sei un po’ scioccata da questa colazione…”
William Moseley è stato a Venezia per la prima mondiale di Land of Dreams, insieme alle sue co-star Sheila Vand, Matt Dillon e alla regista Shirin Neshat.


Land of Dreams è una satira politica ambientata nel prossimo futuro, dove l’America ha chiuso i suoi confini per diventare più insulare che mai. La storia segue Simin, una donna iraniana americana, in un viaggio alla scoperta di ciò che significa essere un americano libero. Lavora per la più importante agenzia governativa, il Census Bureau. Nel tentativo di comprendere e controllare la sua popolazione, il governo ha iniziato un programma per registrare i sogni dei cittadini. Simin, uno degli acchiappasogni del Census Bureau, non è a conoscenza di questo subdolo complotto. Lei stessa, essendo tra gli ultimi immigrati ammessi nel paese, è divisa tra il suo apprezzamento per l’accettazione dell’America, la compassione per coloro i cui sogni sta registrando e una verità che deve trovare dentro di sé. Giocoso e toccante, Land of Dreams riconosce la grandezza dell’esperimento americano, offrendo un faro di avvertimento per quello che potrebbe venire.

Ma con William Moseley abbiamo parlato anche di cinema italiano, di vita, degli ultimi due anni, di cosa significhi essere un artista negli Stati Uniti, nel Regno Unito o in Italia al giorno d’oggi e, ovviamente, di SOGNI..

WM: “Prima di tutto, scusa per il rumore dei cereali…Dunque, quello che penso del film è che penso che riceverà recensioni contrastanti perché è un film politico e non tutti amano andare a vedere un film politico. Sai, alcune persone, non è per loro andare a vedere qualcosa che parla di problemi razziali e socioeconomici, di problemi geopolitici, di problemi con la tecnologia, o di problemi con l’immigrazione,…”

C: “…e che parli della legge messicana.”


WM: “Sì, esattamente. E poi, a volte, le persone non saranno ricettive e va bene così. Non è un blockbuster, non è solo intrattenimento francese. È un film per far pensare. L’abbiamo girato durante il COVID, non è perfetto. La gente non vuole davvero finanziare un film che probabilmente non avrà un grande ritorno al botteghino. E così abbiamo fatto un film, un piccolo film, ma abbiamo cercato di fare un film che avesse davvero un impatto, che potesse davvero avere una voce e parlare. E così quando la gente andrà a vederlo, spero sia consapevole che non sta andando a vedere un film di intrattenimento. Non è Fast and Furious. Voglio dire, adoro Fast and Furious, ma Land of Dreams non è questo, è un film d’arte; è un film d’arte con molto cuore, molte emozioni, e quando ti siedi e lo guardi, assicurati di avere il tempo di godertelo”.

Il mio caffè e il suo tè arrivano e lui ringrazia la cameriera con un perfetto italiano.


WM: “Quindi, spero solo che le persone lo vedano perché penso che abbia molto da dire.”


C: “Mi piace il fatto che tu l’abbia definito un piccolo film anche se siete riusciti a girarlo mentre tutto il mondo era in lockdown, durante una pandemia mondiale; e poi è stato scelto per il festival, ha avuto una bellissima recensione dall’Hollywood Reporter e, nonostante questo, continui a chiamarlo un piccolo film…”


WM: “Beh, sai, ho iniziato con Narnia, il mio primo film è stato Narnia quindi, per me, quello è un grande film. Le Cronache di Narnia è un film gigantesco. Il fatto è che, non importa se un film ha un budget di 200 milioni o un budget di dieci o cinque milioni, la cosa importante è se un film ha un cuore.In Land of Dreams (La terra dei sogni), gli attori credono in quello che raccontano, e la regista crede in quello che sta facendo. Ho visto il film per la prima volta alla premiere e, mentre lo guardavo, mi sentivo davvero orgoglioso. Sentivo di aver creato qualcosa nella mia vita di cui andare veramente fiero. Non che non sia orgoglioso dei miei altri lavori, sono fiero di The Royals (in arrivo sabato 30 aprile su Netflix, ndr), sono orgoglioso di tutti i film che ho fatto nella mia carriera, ma c’è qualcosa di speciale in Land of Dreams. Sai, c’è qualcosa che mi ha davvero toccato. Mi sono sentito molto emotivo quando l’ho guardato, e mi ha ricordato pellicole come Paris, Texas; mi ha ricordato uno di quei film d’arte che ho guardato in passato.”


C: “Dopo la proiezione, ho iniziato a pensare al film e mi sono resa conto che ero commossa dal fatto che stessero rubando i sogni, qualcosa che ultimamente conosciamo molto bene. Stavamo vivendo la nostra vita di tutti i giorni, e poi, all’improvviso, la nostra quotidianità è stata portata via. Per esempio, andavo a Londra e a New York, quai ogni mese per lavoro. L’ultima volta che sono andata a Londra è stato solo una settimana prima che l’Italia entrasse nel primo lockdown, il lungo lockdown e stavo pensando a quanto fossi stanca degli aerei e dei viaggi; e poi, una settimana dopo mi sono trovata in isolamento e non avevo idea di quanto tempo sarebbe passato prima di poter viaggiare di nuovo, di vedere gli amici…quanti ci sarebbero ancora stati,.. Oltre alla paura, mi mancava quella vita… mi mancava da morire; mi aveva stancato, ma avrei pagato qualsiasi cosa per riaverla.”


WM: “Esatto, e mi piace anche che il titolo Land of Dreams sia magico. Ma quali sono i sogni delle persone? Cosa vogliono nella loro vita, e quale libertà dobbiamo sognare? Molte persone che vanno in America con un sogno; stai seguendo il tuo sogno e a un certo punto questi sogni vengono oppressi dal governo perché non tutti possono essere un artista, giusto? Siamo artisti ma avremmo potuto essere medici, avvocati, o persone che lavorano per il governo come Simin. Dobbiamo incoraggiare le persone che sono artisti. Dobbiamo incoraggiare le persone a pensare diversamente. Dobbiamo incoraggiare le persone che hanno un sogno a fare qualcosa con la loro vita. Ecco perché mi piace la parte nel film in cui il personaggio di Simin, è una specie di attrice, una specie di sosia. La cosa che le piace nella sua vita è emulare, fingere di essere queste persone di cui registra i sogni. Lei agisce, questo è il suo sogno, anche se non viene pagata per farlo, anche se non ha altro modo che la rete per mostrare il suo talento, il suo sogno. La rete è il suo pubblico e lei è un attore e questo è il suo sogno, e cercano di rubarglielo. Non appena cercano di portarle via il sogno, anche se pensano che stia in qualche modo esponendo il suo lavoro per il governo abusando di esso, lei ha la forza di reagire: bene, questo è un diritto per me. Se non posso fare questo tipo di lavoro per te e tu non mi dai nemmeno il 10%, non funziona. Sai? E sto parlando del lockdown, abbiamo avuto un grande tumulto in Inghilterra contro il governo. Ad esempio, c’era la foto di una ragazza che appendeva le scarpe da ballo, che appendeva il suo sogno, e sotto c’era un grande slogan che diceva: Tracy non lo sa ancora, ma il suo prossimo lavoro potrebbe essere nella tecnologia, potrebbe essere un lavoro nel governo. Era come se avesse avuto un sogno che le avrebbe riempito la vita:essere una ballerina; ma qualcuno glielo stesse rubando per sempre perché ciò a cui bisgnova pensare era: siamo in una pandemia e il governo non ti aiuterà, così ora devi andare a lavorare come esperto di sorveglianza del governo. Cioè, devi fare una cosa seria; non sognare di poter diventare una ballerina.


C: Penso che con la pandemia, abbiamo capito cosa pensano dell’arte tutti i governi, senza distinzione…


WM: Mio padre era un cameraman ed è una storia piuttosto personale. Suo padre era un uomo d’affari. Mio nonno ha iniziato con niente, ha avuto successo, ha comprato case in tutto il mondo, … ha avuto molto successo, ma mio padre voleva essere un artista. Mio padre voleva fare il cameraman da giovane, ma non guadagnava quasi nulla. Mio nonno gli diceva sempre: devi trovarti un lavoro vero, …un lavoro vero: devi fare il ragioniere. Mio padre ha frequentato la scuola di contabilità per un po’ e ovviamente si è capito fin da subito che non era il lavoro per lui. Non gli piaceva, non era lui. E ha continuato a fare cinema, ha insistito e ha avuto una bella vita e ora abbiamo una bella casa. Lui ha seguito il suo sogno e penso sempre che a lui piaccia inseguire i sogni, in un modo che forse mi ha spinto ad avere il coraggio di fare il lavoro che faccio. Penso che tutta questa cosa dei sogni e di seguire un sogno e perseguirlo ad ogni costo, sia qualcosa di cui essere orgogliosi. Ed è qualcosa di cui non vergognarsi, qualcosa che non deve essere denigrato e qualcosa per cui essere fieri perché è molto coraggioso. Sai, ci vuole molto coraggio. La gente mi chiede sempre cosa penso di tutte le persone a Los Angeles e spesso mi dicono: stanno tutti cercando di essere attori. Nessuno ce la fa mai. La gente ci va solo per fare carriera nel cinema, ma nessuno ce la fa. Rispondo sempre che, ad essere onesti, penso che siano persone fantastiche le persone che si incontrano a Los Angeles. Sai, hanno la consapevolezza che arriveranno lì con la loro auto da una piccola città del Midwest o qualcosa del genere o da qualche posto a caso con il loro sogno da inseguire. Voglio dire, conosco una persona, non ne rivelerò il nome, ma è una delle attrici di maggior successo di Hollywood in questo momento, davvero al top. Ho fatto un provino con lei e sono andato a casa sua. Lei viveva nella sua casa a Santa Monica, molto piccola al momento perché non era famosa allora e tutta la sua famiglia si era trasferita al suo fianco perché credeva in lei. E io le dicevo: vuoi dire che tua madre e tuo padre, perché pensavano che tu potessi fare l’attrice, hanno lasciato le loro vite e sono venuti qui con te? E lei mi ha risposto: sì, l’abbiamo fatto tutti insieme in macchina. E’ fantastico. è una cosa folle. Vero, ma quel coraggio e quel credere in lei, le hanno permesso di vivere al meglio l’esperienza. Forse ce la farò, forse no, ma non cederò e non dirò di no quando qualcosa potrebbe rivelarsi qualcosa di incredibile. E questa ragazza ora ha vinto un Oscar.


C: “Ho vissuto lo stesso tipo di esperienza quando mi sono trasferita a Londra, quindi posso davvero immedesimarmi in tutto ciò. Come ti senti ad essere qui alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia?”


WM: “Direi che questo è il primo grande festival a cui ho partecipato. In realtà, sono stato a Toronto ma non è così, sai, questo è un altro livello, è molto glamour. Sono sorpreso da quanto sia affascinante. È il più glamour e permettimi di dire che è bello e tutto, ma dobbiamo ricordarci che facciamo film, i film sono quello per cui siamo qui. Il glamour è bello, come lo è vestirsi di tutto punto più volte al giorno o scattare foto, firmare autografi etc… ma il film stesso deve essere al di là del glamour, deve essere al di là della superficie e deve avere profondità; altrimenti, la gente che lo guarda, non proverà nulla. E non rimarrà niente. E, soprattutto, cercando di fare un film artistico come Land of Dreams, hai un pubblico ancora più ristretto perché non c’è molto glamour ,quindi devi essere bravo, il tuo film deve funzionare davvero, altrimenti la gente non lo seguirà. È interessante per me essere qui in Italia a parlare di glamour perché, anche se si va indietro agli anni sessanta,Fellini e Mastroianni hanno fatto film molto affascinanti proprio sul glamour della vita. 8 ½, per esempio, racconta di un regista affascinante che sta cercando di trovare se stesso, non riesce a capire cosa gli manchi anche se è circondato da tutte persone di successo; o quando si guarda a Sorrentino che ha girato La Grande Bellezza, che in un certo senso è una sorta di moderno 8 ½, è abbastanza simile, racconta di un ragazzo che si è perso, nonostante stia girovagando per un party di lusso, una sua festa, ed è come se fosse solo,…gli manca qualcosa, C’è qualcosa che non va in lui. C’è qualcosa, che è molto sofisticato nei registi italiani come Fellini e Sorrentino: capiscono che, sotto il glamour, c’è una sorta di vuoto, anime che questi ragazzi potrebbero aver scambiato in cambio di qualcosa di troppo superficiale. Potrebbero aver barattato la loro vita per guidare quell’auto o per avere il libro che hanno scritto pubblicato o per avere molti amici …e ora stanno guardando la loro vita chiedendosi che cosa ne hanno fatto. Penso che questo tipo di cinema sia molto interessante, ma poi l’Italia ha anche film che raccontano il rovescio della medaglia, persone povere; e lo fanno con estrema profondità come The Bicycle Thieves. Non so come si dica in italiano...”


C: Ladri di Bicilette


WM: “Giusto, proprio così. Questo è un altro film che ha molta profondità, anche se parla di persone molto povere; sono quasi l’opposto dei personaggi principali dei film glamour perché stanno cercando di essere positivi; come Roberto Benigni in La vita è Bella. Non hanno nulla, ma cercano di tirarsene fuori. Cercano di essere positivi e cercano di essere leggeri e felici. In La Vita è Bella, mentre lui lavora per i nazisti, cerca di salvare il suo ragazzo, cercando di dirgli che va tutto bene e che andrà tutto bene. Guardami, sono tuo padre, fidati di me. C’è così tanta bellezza qui in Italia e c’è così tanta profondità, che in realtà non si trova in Francia, nel cinema neorealista. Il punto, con il cinema francese, che tra l’altro adoro, è che a volte possono essere cinici. Amo i loro film, ma a volte ci può essere un po’ troppo cinismo, sopratutto tra i parigini. Amo i film Europei e mi piace vedere come ogni paese abbia una propria identità.


C: Qui in Italia è davvero difficile, bisogna stare molto attenti a come si dicono le cose, non possiamo avere su canali nazionali serie come The Good Wife o Brain Dead come negli Stati Uniti o qualcosa come The Crown nel Regno Unito.


WM: Sì, immaginavo, ma avete grandi film sulle guerre mondiali…


C: Ci puoi scommettere. Ad esempio, nella scuola dove insegno, proietto sempre La Montagna Silenziosa, il film che hai girato in Italia sulla Grande Guerra e che i miei studenti adorano e ne sono sempre toccati profondamente..


WM: “The Silent Mountain era un film che volevo davvero fare. Volevo interpretare un soldato a un certo punto della mia vita e ho avuto modo di farlo. Il riferimento con cui stavamo lavorando era un film russo sulla seconda guerra mondiale. Abbiamo lavorato su come il personaggio si è evoluto iniziando proprio come un semplice ragazzo di montagna, come un ragazzo abbastanza pacato, e poi come sia invecchiato nel tempo, come la guerra lo invecchiasse e come è cambiato con l’avanzare del conflitto. Onestamente, questa è stata una delle migliori esperienze che abbia mai fatto: girare il film, essere sulle Dolomiti, fare qualcosa in cui credevo, è stato un vero privilegio.


C: Qual è la prima cosa che cerchi in uno script? Voglio dire, visto che una delle domande doveva essere come ti senti ad essere un attore, pensi che sia importante mandare un messaggio? Quando ricevi il copione, cosa cerchi all’interno della storia?


WM: “Sembra divertente ma davvero, non sono un intellettuale, devo solo leggerla e vedere se mi piace. So che sembra assurdo, ma è proprio così. Prendi lo script e pensi, oh, mi piace, è buono. Mi piace la storia. Questa è una figata. Ci sono dentro. E poi mi piace quando creano un mondo attorno alla storia. Per esempio, come sta accadendo nel mio prossimo film in cui interpreterò Edgar Allen Poe (Raven’s Hollow, ora in post-produzione, ndr). Stiamo girando una specie di horror gotico, ha un bel taglio ed è un po’ spettrale, ma è un mondo fresco. Il film è ambientato in un’antica città del XVIII secolo e c’è un sacco di nero, come una nuova Sleepy Hollow o qualcosa del genere. Leggo la sceneggiatura e vedo il personaggio con i capelli neri, indossa un’uniforme da Cadetto West Point, e lo vedo lungo tutto il suo percorso narrativo, cercando di scoprire informazioni in più sul suo io interiore, e poi vedo i cavalli,…è tutto nella mia mente, frutto della mia immaginazione; è come se lo sentissi già; come quando lessi lo script di Land of Dreams; ho subito sentito la terra, ho sentito le montagne, ho sentito il sole e la polvere, ho percepito il punto di vista del personaggio, ho percepito quella solitudine e quell’isolamento, e ho sentito tutti i problemi del mito americano, senza mai dimenticare la bontà di quella terra; consapevole che c’è un luogo dove le persone possono sognare e dove i loro sogni possono diventare realtà. Penso che esista ancora in America questa opportunità, ed è per questo che mi sono sentito subito in sintonia con il mio personaggio, Mark, perché è un sognatore, è un romantico, è qualcuno che ha speranza, proprio come me. Ma, soprattutto è una persona che non è ancora cinica, è innocente in un certo senso. Non viene abbattuto dal mondo. Non sono riusciti a prendere la sua anima.”


C: E non possono cambiarlo.


WM: “Esattamente così. Si innamora per la prima volta, e non c’è una parte di lui che dica, beh, secondo i miei parametri, questo non può accadere. O nella mia vita, questo non può succedere. Lo immagino che vaga per il Sud America, che viaggia per incontrare scrittori, per dipingere e ascoltare le persone, lo vedo diventare un docente universitario in futuro. Lo immagino come qualcuno che ha detto sì invece di dire no, cha ha detto sì ispirando i giovani a dire di sì alle loro vite. Jean-Claude Carrière ha scritto una storia originale e mi sono sentito molto onorato di interpretare questo personaggio. Questo è quello che cerco in una storia. Cerco solo una sensazione, qualcosa che metta in moto la mia immaginazione.”


C: Quindi quando hai letto il copione, hai sentito quello che il regista stava cercando di dire? In un’intervista, Shirin Neshat ha detto che per lei, questa è una storia personale. Quindi mi chiedevo, come ti ha fatto capire cosa provava? Com’è stato girare in quei luoghi in un periodo così maledettamente unico?


WM: “È stato bello. E sai, è una bella domanda perché, quando ho guardato il film e ho visto Simin alla fine della pellicola, seduta nel cerchio di fotografie, mi sono sentito davvero triste. In un certo senso, era come se avesse lasciato indietro le persone. Ha perso, partendo dall’Iran, persone che facevano parte della sua vita, persone che avrebbero potuto far parte della sua vita e che non c’erano più. E per me, era così che immaginavo si sentisse Shirin, che ha vissuto in esilio in America, ho sentito il suo dolore nel lasciare la sua famiglia, dover dire addio a tutti, non è mai stata in grado di tornare in Iran, sai? E l’ho sentito attraverso il personaggio di Simin.”


C: Ora c’è anche Saving Paradise, un film diverso…


WM: “Un film molto diverso. Credo di aver giarato Saving Paradise un anno fa o forse due anni, forse due anni fa. Per me riguardava solo il sogno americano, ancora una volta, quindi forse, nella diversità, c’è qualcosa che lo accomuna a Land of Dreams. Hai un sogno e diventi ricco. Per molte persone, questo è il sogno americano: vengo in America, divento ricco. Divento qualcuno. Posso essere qualcuno qui. Prendi il mio personaggio, Michael per esempio. Suo padre ha dato vita a una fabbrica di matite ed è diventato qualcuno. È diventato importante in città. Ha sostenuto le persone che gli hanno dato fiducia e suo figlio Michael finisce per diventare un ragazzo il cui unico interesse sono i soldi. Mark finisce per diventare l’antitesi di ciò che è suo padre. Prende queste aziende, le manda in fallimento, le liquida e le manda in Cina o in Messico per la manodopera a basso costo, senza preoccuparsi dei danni umani “collaterali” che crea. Mark deve imparare quali sono i veri valori perché, anche se l’America guarda al denaro, non sempre l’essere americano ha a che fare con i soldi, molto spesso significa prendersi cura delle persone. C’è qualcosa nell’istituzione dell’America che insegna ad essere un compagno l’uno dell’altro. Siamo insieme in questa cosa degli immigrati, io ci sono per te e tu ci sei per me. Si tratta di sostenere le persone e, soprattutto, nel periodo politico attuale, sembra che la gente abbia perso di vista la cura reciproca. Alcune persone hanno perso il loro lato umano. In quel momento, cioè due anni fa, volevo fare quel film e lo volevo fare perché volevo diffondere quel messaggio di sostegno reciproco nelle difficoltà. All’inizio della pandemia tutti erano, oh, questa cosa ci cambierà, saremo migliori, ma siamo esattamente gli stessi che eravamo…”


C: Siamo più egoisti di quanto fossimo…


WM: “Esattamente così. Eravamo così pieni di speranza all’inizio. Tutti dicevano: andrà tutto bene. Andrà tutto bene, ce ne andremo, usciremo da tutto questo e staremo meglio perché avremo imparato una lezione importante e ora? Se possibile siamo ancora più arrabbiati ed egoisti di prima. Penso che debbano insegnare il messaggio di Saving Paradise a Harvard e nelle facoltà di economia. Devono dire, sentite, diventerete multimilionari, perciò è meglio che impariate anche a donare, perché, in caso contrario, il karma può essere davvero crudele. E l’America ha davvero bisogno di donare, sai? “


Il telefono di William Moseley vibra insistentemente, controlla lo schermo e torna da noi.


WM: “Mi dispiace, devo andare tra quattro minuti. Devo prendere il volo per tornare a Londra. Quindi qual era l’ultima cosa che volevo dire?… Ecco, Saving Paradise è un piccolo film. Beh, non aveva un gran budget. Abbiamo girato con un budget molto ridotto, ma credevo nella storia e penso che sia davvero un buon prodotto. Penso che alla gente piacerà. Penso che ciò a cui i blockbuster dovrebbero prestare attenzione sia che il film non perda il suo messaggio. Ogni film ha un messaggio, qualcosa da dire. Se i personaggi si trovano in circostanze straordinarie, va bene, è fantastico, possono essere nello spazio o sulla luna, spararsi a vicenda, ma questo non può essere l’intero obiettivo del film: averli nello spazio che si uccidono a vicenda. Ci deve essere una ragione per cui sono lì, ci deve essere un senso dello spirito umano che attraversa qualcosa. O ci deve essere qualche tipo di amore, o di impegno, o di sogno. Devono fare qualcosa che ci faccia venir voglia di seguirli perché, quando guardiamo un film, seguiamo il personaggio fino in fondo, lo seguiamo e vogliamo sentire che anche lui ha un cuore, che sta facendo qualcosa che possiamo sostenere, che possiamo credere in lui; è molto importante che gli studios non perdano di vista questo aspetto, anche se le persone hanno bisogno di essere intrattenute, specialmente adesso. Devono essere in grado di rilassarsi. Devono riuscire a lasciarsi andare per un po’. Le vite delle persone sono state molto difficili di recente con il COVID, soprattutto se si lavora a stretto contatto con esso o se non si lavora affatto. Le persone hanno bisogno di alcuni posti dove possono lasciare andare tutto lo stress, la paura, le preoccupazioni per un po’; hanno bisogno di entrare nel mondo del cinema e semplicemente essere trasportati in un altro universo, fuori dalla realtà.”


C: Quindi è sulle tue spalle. Ce la puoi fare?


WM: “Quindi è sulle mie spalle e sono felice che lo sia, mi prendo la responsabilità. Io sono pronto. Voglio migliorare la vita delle persone. Voglio che le persone si sentano bene e si sentano meglio. Mi va bene ora. So che è una mia responsabilità. E ce la posso fare. Mi dispiace tanto, devo proprio andare.”


C: Un’ultima cosa… sei un sognatore?


WM: “Sì, lo sono. Lo sono sempre stato e lo sarò sempre.”


Un’ora è volata come un soffio di vento, e siamo ben consapevoli di averla trascorsa in compagnia di una persona dall’animo profondo e sincero, come quello sguardo pieno di speranza per il futuro… una terra blu fatta di sogni, a blue land of dreams.

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