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Diretto da Shirin Neshat (Leone d’Argento nel 2009 con Donne Senza Uomini) e Shoja Azari, con la collaborazione del recentemente scomparso Jean-Claude Carrière (storico sceneggiatore di Luis Buñuel), Land of Dreams è stato presentato alla 78 Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nella neo-nata sezione Orizzonti Extra; dedicata a film rappresentativi di nuove tendenze artistiche ed espressive.
Land of Dreams è un’analisi sociale, di un’onirica società americana di stampo orwelliano, stile Fahrenheit 451. Una distopia che scopriamo passo a passo seguendo Semin (Sheila Vand, Triple Frontier), nel suo viaggio a caccia di sogni.
Semin lavora presso il fittizio Dipartimento di Censimento americano con il compito di raccogliere dati sensibili e…i sogni delle persone intervistate. Un compito che Semin svolge, almeno nella prima parte del film, senza porsi domande su ciò che può esserci davvero alla base di questa archiviazione da parte del governo e su quale sia davvero il suo ruolo, mettendo addirittura in scena, per un canale web arabo, i “sogni raccolti”, con tanto di trucco e parrucco per avere le sembianze di chi ha sognato quel frammento di visione onirica. Anche Semin sogna qualcosa che continua a tormentarla: il padre morto, martire, durante la rivoluzione iraniana alla fine degli anni ’70. Tutto cambia quando Semin viene inviata a effettuare questo censimento di sogni in una colonia iraniana segreta, composta da ex combattenti rivoluzionari. A proteggerla in questa missione, il Dipartimento le affianca un poliziotto dal carattere alquanto peculiare: Alan Villin (un Matt Dillon straordinario, Capone), guardia del corpo o cowboy texano?! Qui Semin inizia a mettere in discussione il suo ruolo e a porsi nuove domande sul suo passato. Presto questo duo alquanto particolare, diventa un trio quando sulla loro strada incontrano Mark (uno strepitoso William Moseley, The Royals, Le Cronache di Narnia, con cui abbiamo piacevolmente chiacchierato a Venezia e di cui presto vi renderemo partecipi), un giovane poeta che si dichiara fin da subito innamorato di Samin discutendo con Villin di amore a prima vista e colpi di fulmine. Mark sembra comparire all’improvviso dal nulla per poi sparire nello stesso modo, quasi a far pensare che si tratti di una figura eterea che vaga per terre lontane recitando “Se…” di Rudyard Kipling (nell’intervista che presto pubblicheremo con William Moseley, il perché la scelta sia ricaduta proprio su questo componimento). Alan e Mark accompagnano Semin in questa realtà onirica come dei perfetti grilli parlanti pronti a smuovere, ognuno a modo suo, la sua coscienza. Da sottolineare l’incontro con Jane (Isabella Rossellini, Domina), una padrona di casa che vive la vita famigliare attraverso uno schermo trasmettendo da un luogo forse lontano.
Land of Dreams è un film “da festival”, ovvero uno di quei film che gli appassionati non possono permettersi di perdere durante le varie mostre cinematografiche perché, molto difficilmente, troveranno mercato al di fuori di essi. E, come sempre, sono anche quelli per cui vale veramente la pena.
Il suo punto di forza è quello di essere un film politico senza essere un film politico. Ci troviamo davanti a un governo che ha appena chiuso i suoi confini diventando, più che mai, quella terra miraggio già sognata dagli emigranti europei degli anni ’20…presentata in modo che, implicitamente, sia impossibile non pensare al muro trumpiano con il Mexico.
Non solo, siamo anche davanti a un governo che, grazie alla complicità e alla solerzia di soldatini come Samin, facendo leva, nel suo caso, sulla riconoscenza nei confronti di un paese che le ha permesso di vivere il tanto agognato sogno americano. Ma si tratta anche di un governo che sonda i sogni… che cosa sta architettando?
Land of Dreams sembra essere un avvertimento, una pellicola che si pone l’obbiettivo di interrogare e far riflettere l’animo umano e politico dello spettatore; soprattutto in un periodo difficile in cui, forse, stiamo permettendo che qualcuno ci rubi i sogni mentre siamo distratti da quegli specchietti per allodole studiati ad hoc… così come lo sono quegli americani intervistati da Samin, troppo presi da realtà virtuali ed estremismi religiosi per rendersi conto di cosa stia davvero accadendo alle loro vite e al loro futuro.
Land of Dreams è un film divertente e toccante, che vanta la presenza di due istriani come Matt Dillon e Isabella Rossellini. Sheila Vand si carica magistralmente sulle spalle il peso dell’intera pellicola; mentre William Moseley è l’incarnazione perfetta dell’eroe romantico, una rarità nel mondo superficiale di oggi.
La sequenza finale è un cerchio che si chiude; non solo nella storia personale di Samin; ma anche in quella di chi ha deciso di riconquistare i propri sogni.
Ciliegina sulla torta, le musiche di Michael Brook (Brooklyn) e le canzoni originali di Balladista aka Rebecca Comerford che danno un tocco di infinito alle immagini sullo schermo…perché “il confine tra sogno e realtà è molto sottile”.
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