“Ho giocato con le sirene e sono sprofondato negli abissi; solo io so quanto ho pagato”: i detenuti della casa di reclusione di alta sicurezza di Saluzzo e delle Gran Canarie portano in scena, al teatro Milanollo di Savigliano, ULISSE -UNA STORIA SBAGLIATA

Odisseo, conosciuto dai più come Ulisse, è il primo personaggio della letteratura occidentale; un uomo moderno, l’eroe che con la sua forza, la sua intelligenza e la sua risolutezza osò superare le colonne d’Ercole, ingannò Polifemo e resistette al canto delle sirene. Ma, Ulisse, è anche il viaggiatore inquieto simbolo dell’eterna ricerca, l’uomo diviso tra l’amore per la propria patria e il fascino dell’ignoto.

In questa rivisitazione del mito, il gruppo dei detenuti del Laboratorio Teatrale dell’associazione Voci Erranti, si è identificato nel gruppo di compagni di Ulisse; qui sono loro a fare ritorno a casa, non l’eroe, e a raccontare a Telemaco delle loro avventure di vita.

E’ una storia sbagliata, proprio come lo state le loro vite che, come quelle dei miti greci che studiamo a scuola, sono state caratterizzate dal forte desiderio di oltrepassare il limite, di essere uomini invincibili; storie di eroi improvvisati, padri inaffidabili, figli ingrati, compagni infedeli.

Incurabili, o forse no.

In questa occasione, una mite serata di inizio aprile, non è il pubblico a entrare nel loro mondo; ma sono sette detenuti del carcere di alta sicurezza di Saluzzo e quattro del carcere di alta sicurezza delle Gran Canarie ad uscire dalla casa di reclusione per recarsi al Milanollo di Savigliano dove un teatro esaurito (capienza 350 spettatori), ha assistito a una performance toccante e trionfale.

E’ la responsabile di Voci Erranti, Grazia Isoardi, a intrudurre la serata: “Siamo in un periodo in cui si parla molto della vita nelle carceri”, il successo della serie Rai Mare Fuori ha sensibilizzato sicuramente tutti, ma in particolare i Millenial a un argomento difficile, facendolo vivere, grazie all’ottimo lavoro del regista Ivan Silvestrini, da un punto di vista nuovo e insolito; “ringrazio il sindaco e l’assesore alla cultura della città di Savigliano per essere presenti. Il viaggio che ci ha portati all’approdo su questa meravigliosa spiaggia, proprio come il viaggio di Ulisse, è stato ricco di ostacoli e imprevisti, di avventure e disavventure: partito nel 2019, è stato interrotto a causa della riorganizzazione della casa di reclusione di Saluzzo che ha impedito gli accessi al pubblico (il carcere di Saluzzo è infatti recentemente passato dalla classificazione media sicurezza con due aree di alta sicurezza ad essere una casa di reclusione completamente classificata come alta sicurezza), per poi riprendere ed essere nuovamente interrotto dalla pandemia di Covid. Stasera vedrete in scena uno spettacolo italo-spagnolo; potete immaginare quanto sia difficile organizzare delle prove con attori provenienti da case di reclusione differenti, perciò, ciò a cui assisterete è il frutto delle prove di oggi pomeriggio. Soprattutto, però, voglio ringraziare i magistrati che, coraggiosamente, si sono presi la responsabilità di firmare i permessi che hanno permesso a questi ragazzi di essere qui stasera.”

Le meravigliose scenografie che rappresentano visi che si deformano in un urlo, forse in una richiesta d’aiuto, in mezzo al mare e che ricordano l’urlo di Munch, sono state realizzate dal gruppo di carcerati che prende parte al laboratorio di scenografia, così come la gestione delle luci e dei suoni dello spettacolo, curati dal laboratorio di tecnici del suono e luci del carcere Rodolfo Morandi. Le scene sono accompagnate da una Taranta, dalla versione remix di Tu vuò fà l’Americano e dalle straordinarie parole di Le Sirene di Vinicio Capossela.

In 45 minuti di pura emozione, attraverso l’episodio di Polifemo, della maga Circe e delle Sirene, Olivier, Edoardo, Amed, Marco, Fabrizio, Stefano, Javier, Doriano, Andrea e Fulvio ci parlano della loro vita e di quella dei loro compagni di viaggio.

E la loro storia, forse, è tutta racchiusa nel dialogo tra il padre di Ulisse e Telemaco.

“Avrei preferito disperdere un seme in mare che dare a questa terra un figlio che è causa di dolore.”

“Non è colpa tua, lo hai educato, gli hai dato tutto. C’è forse colpa nel desiderare di andare oltre? Nel non accontentarsi?”

“Tuo padre è colpevole di viaggio. Non torna a casa perché ha vergogna di aver fallito, non ha coraggio di guardarti negli occhi”.

Ma è l’epilogo sulle note di Le Sirene ad aprire una voragine nel petto: “Ho giocato con le sirene e sono sprofondato negli abissi, solo io so quanto ho pagato… sono tornato per nostalgia, quando i volti, le voci , …tutto ha iniziato a sfumare”.

Gli applausi scroscianti di un pubblico visibilmente provato ma entusiasta hanno riempito il teatro per un lasso di tempo che è sembrato infinito, fino a quando la signora Isoardi ha ricordato, cercando di regalare un po’ di leggerezza, che dopo una certa ora sarebbe scattata l’evasione e che i ragazzi dovevano tornare.

“In mare siamo liberi, non ci sono confini, non ci sono guardie”.

Per chi volesse vivere questa meravigliosa esperienza, da metà agosto, sarà possibile prenotarsi sul sito www.vocierranti.org per assistere al nuovo spettacolo presso la casa di reclusione “Rodolfo Morandi”.

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