Il signore onnipotente lo punì e lo mise nelle mani di una donna:VENERE IN PELLICCIA al Teatro Comunale di Ventimiglia

Quando Lola Salas bussa alla porta dell’adattatore del testo di Sacher-Masoch; affannata dalla corsa (i vigili le hanno sequestrato l’automobile a pochi metri dal teatro perché priva di revisione), in ritardo per il provino e vestita con leggings neri, vestaglia corta di pizzo nero e collare di pelle nera; Giacomo Miranda è convinto di essere davanti all’ennesima attriccetta senza talento e sensualità.

Cerca più volte di convincerla a tornare in futuro per l’audizione così da poter raggiungere la sua fidanzata Lucrezia per cena. La voglia di mostrare le proprie qualità, però, portano Lola a costringere Giacomo ad arrendersi (complice anche la correttezza grammaticale della ragazza nell’utilizzare l’espressione “mia madre” invece che “mia mamma” in un momento di arrendevolezza dello scrittore) e a concederle una lettura della prima scena del copione: un adattamento del romanzo tedesco di Leopold von Sacher – Masoch ambientato nel 1870 e intitolato Venere in Pelliccia; anzi, in origine Venere allo specchio. Inizia così un viaggio, che è più simile a una danza a due, fatto di passione e desiderio…un percorso sempre più pericoloso. Velocemente vita reale e romanzo si mescolano e si confondono e i ruoli tra dominatrice e sottomesso si invertono in un gioco azzardato che non permette allo spettatore di abbassare la guardia.

Tensione e humor si dividono equamente la scena rendendo lo spettacolo altamente godibile.

Scritto da David Ives e diretto da Emanuela Bonetti, la pièce si sviluppa in un unico atto della durata di 90 minuti. Venere in Pelliccia porta all’attenzione alcuni tra gli argomenti più discussi degli ultimi anni: l’inequità tra uomo e donna, oltre che quello tra attrice e regista e li attualizza con riferimenti noti, dal Grande Fratello ai programmi di Maria De Filippi, specchio moderno di tempi “poveri e ottusi in cui ci si sofferma solo sulla parte più stereotipata delle cose”.

Perché, in fondo, Venere in Pelliccia è una meravigliosa storia d’amore o un romanzo ottuso e misogeno? E il comportamento di Giacomo-Severin non è forse specchio dell’egoismo maschile macherato da morale?

Il rapporto fra i due interpreti che entrano alle spalle della platea, salgono insieme sul palco e poi si dividono per raggiungere il manichino con i costumi di Wanda lui e quello di Severin lei, è perfettamente bilanciato.
I diloghi serrati si alternano senza sosta tra piano scenico e finzione e, allo spettatore alla sua prima esperienza con questo spettacolo, è una straordinaria Manila Barbati a tendere la mano con una capacità espressiva che riesce a rendere uniche e ben distinte tutte le sfumature sia di Lola, attrice “sgangherata”, sia le note della dominatrice Wanda.

Passo a passo, con savoir-faire tipicamente femminile, Lola spinge Giacomo (Martino Parmisano, The House of Gucci) a perdersi nel gioco di dominazione-sottomissione dimostrando, anche se interrotti dalle telefonate di Lucrezia, che, proprio come Severin, anche Giacomo passa in un soffio dalla dominazione della fidanzata alla sottomissione della giovane attrice.


Manila Barbati è straordinaria nel personaggio che nel 2017 fu portato in scena al Theatre Royal Haymarket di Londra dalla star de Il Trono di Spade Natalie Dormer e dal Juan Borgia David Oakes. L’opera è quasi interamente nelle sue mani e la Barbati, ne fa un capolavoro, modellandola a suo piacimento o, meglio, diventando esattamente ciò di cui Giacomo è inconsapevolmente alla disperata ricerca.

Foto di copertina Carlo Tomeo

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